Scrivo a caldo, ancora sotto la botta dell’adrenalina messa in circolo da un risveglio traumatico. Mi addormento – tardi – con gli “opinion polls” che danno in testa il Remain, e mi sveglio 6 ore dopo con la vittoria del Leave. E la Gran Bretagna che esce dall’Europa.

Come sto? Di sicuro non bene. Preoccupata, agitata, un misto di sentimenti che sfociano in uno solo: inquietudine.

Non so se riesco a spiegarmi: è come se la casa dove mi ero sentita al sicuro fino a ieri stesse crollando, a pezzi. Il futuro ora diviene totalmente incerto, ma non dell’incertezza bella, quella dell’imprevedibilità ineliminabile nella vita. Un’incertezza cupa, priva di speranza.

Appartengo a una generazione che si sente europea e che considera naturale muoversi, vivere, lavorare in tutto il continente senza limitazioni. Come un unico grande Paese. E invece oggi mi vengono a dire che non è così, ci siamo sbagliati, non esiste nessuna casa comune, nessun legame, niente. E me lo dicono quelli che hanno dai 50 anni in su e che hanno votato in maggioranza per andarsene, quelli che si sono presi il meglio del dopoguerra, il meglio che l’Europa poteva dare e oggi se ne vanno via spaventati perché temono per i loro quattro soldi. Egoismo e convenienza, uniche divinità da adorare.

Ah, un sentimento da aggiungere alla mia lista: la rabbia. Sono anche arrabbiata, e tanto.

Capisco bene che non era quella che viviamo ora l’Europa sognata da Spinelli, Rossi e Hirschmann nel Manifesto di Ventotene, che manca di cuore e passione e coraggio. Ma esiste, ed è già tantissimo perché prima non c’era. Era un miraggio, un’utopia, una visione che probabilmente appariva folle ai più. E continuo a pensare che l’Europa che non ci piace vada cambiata restandoci dentro, rendendola più umana e non solo un ammasso spesso imperscrutabile di regole e divieti. Non ho previsioni, soluzioni, non ho idea di ciò che succederà da oggi in poi, ma so che è l’inizio di un’altra epoca. Che non so bene che epoca sarà, per ora mi fa paura e mi mette in ansia per il futuro di mia figlia, dei nostri figli. La bandiera dell’Europa perde una stella, noi forse perdiamo la più grande opportunità di costruire pace che ci sia mai capitata.

Ad maiora.

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