Marzo di pioggia e di neve.
Marzo che promette la primavera ma non la mantiene.
Marzo tra passato e futuro. Mese di passaggio dal buio alla luce, dalla scorza ai primi svelamenti.
Marzo preludio di un’estate che verrà e di un inverno che si chiude. E tu, povera cara, devi fare i conti con le aspettative riposte come maglioni nei cassetti, ben piegate, lì che aspettano solo te per uscire.
Ma le lasci ad attendere, un po’ di polvere si posa e ti scordi il perché volevi, cosa volevi.
Smarrisci la strada del senso, sminuisci gli obiettivi e i desideri, ti dici “in fondo non era così importante”.
E passano i mesi e marzo torna puntuale ogni anno. A ricordarti che una volta di più non hai aperto il cassetto e tolto i maglioni. Sono rimasti lì, come il tuo cuore, senza un vero motivo. Ma il tempo è passato, il tuo tempo.
Annaspi per cercare aria, profumi, certezze e manciate di “cambierò”.
Funziona? Per un attimo sembra di sì, ma poi torni giù, sott’acqua. Tutto si ottunde, si annebbiano vista olfatto udito.
Galleggi o stai andando a fondo, vincerà il cielo oppure il fondale, così scuro eppure pacifico, ti attrarrà senza scampo?
Intanto stai lì, avvolta dalle paure e abitudini come da una coperta lisa ma familiare. È pesante e ti tira giù. Se vuoi salvarti, devi lasciarla andare.

Quanto vorresti non essere così attenta a ciò che appare, ai particolari che sfuggono ai più, ai dettagli. Sempre, implacabile. Sarebbe bello accarezzare le cose e le persone con leggerezza, come lo zucchero a velo che cade sulla torta. Una spolverata e via.

Abbandonare il fuori per trovare il dentro, lasciar andare.

Forse questo marzo è quello buono.

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